Dal Revenge porn alla pedopornografia: l’onda d’orrore che travolge l’Italia
“Più sono piccole, più sono tr**e”.
È così che inizia una delle tantissime chat a sfondo pedo-pornografico, e non solo, che in queste ore stanno “travolgendo” il web. Foto, video, dati anagrafici e numeri di telefono fanno da allegato a frasi che fanno quasi più male del contenuto divulgato, che varia dagli scatti prelevati dagli account social delle ragazze in questione ad altri contenuti privati divulgati senza consenso, ripresi di nascosto o addirittura rubati dal loro telefono.
Il singolo che diventa branco
Come bestie arrabbiate e sole, coperte dall’anonimato del web, sono centinaia di migliaia le persone che si riversano sempre più su queste piattaforme per condividere qualsiasi tipo di contenuto a sfondo sessuale in loro possesso cercando l’approvazione altrui. È così che i singoli diventano branco, che ogni remora lascia spazio alla brutalità, dando vita a collettivi pericolosi che non risparmiano nessuno, neanche i minori, neanche i propri figli.
Revenge porn e pedopornografia: quando l’orco vive con te
Spesso l’orco è più vicino alla vittima di quanto si immagini. “Come posso stuprare mia figlia senza farla piangere?”, chiede un uomo su una delle piattaforme più diffuse. La risposta non tarda ad arrivare, con un utente che scrive “tanto avrà voglia pure lei”, e che poi rincara con “tanto le ragazzine di oggi sono tutte…”. “Queste sono le foto della mia ex, aiutatemi a vendicarmi”, è invece una delle tipiche frasi di chi cerca negli altri la condivisione della più becera vendetta verso un amore non più corrisposto, la cosiddetta revenge porn.
Stupri organizzati: dal web alla realtà, il passo è breve
Quando si dice che al limite non c’è mai fine, non si sbaglia. Mai. Perché quando il branco fa gruppo, la violenza tocca vette spaventose fino ad arrivare a veri e propri stupri, virtuali e no. Non è raro trovare utenti che invitano altri a “divertirsi” insieme sulle foto appena postate, né trovarne altri che chiedono aiuto per effettuare “uno stupro di gruppo” ai danni di vittime senza colpa. Addirittura, alcuni hanno stilato tabelle “scientifiche” per scegliere chi violentare senza incorrere in troppa resistenza.
L’Italia intera sotto accusa
Questa è la “bolla degli orrori” scoppiata nelle ultime ore che coinvolge tutta l’Italia e che non ha risparmiato nessuno, da nord a sud. Perché i carnefici non hanno né latitudine né longitudine. Così, su una delle varie piattaforme sotto accusa, non ci è voluto molto per scorgere una discussione intitolata “Scambio scatti rubati di ragazze di Castellammare di Stabia”, con all’interno foto, video e dati sensibili di quelle che potrebbero essere le nostre figlie, le nostre sorelle ma anche la sconosciuta di una città lontana, perché quella della violenza sessuale non è una piaga che deve riguardare solo chi la subisce ed i suoi conoscenti più prossimi.
La reazione delle vittime
“Mi è crollato il mondo addosso” scrive una ragazza, dopo che un amico le ha inviato lo screen di una conversazione a sfondo sessuale avvenuta sulle foto che aveva condiviso pochi giorni prima sui propri account social. Altre, invece, hanno eliminato i loro profili sui vari social network per la “vergogna” provata nell’esser state violate nella propria intimità. Ai loro casi, è doveroso ricordare anche le innumerevoli ragazze che, negli ultimi anni, dopo esser divenute bersaglio di episodi simili, non hanno retto la pressione ed hanno compiuto gesti drammatici.
I precedenti
Non è la prima volta che assistiamo alla ribalta di fenomeni simili e, purtroppo, non sarà l’ultima. Gli episodi, aumentano ogni anno e, secondo Amnesty International, in Italia le donne vittime di molestie online, minacce o revenge porn, sono una su cinque. Tante in questi anni hanno denunciato, altrettante numerose sono le persone che non hanno avuto la forza di farlo, specialmente perché fino a poco tempo fa si sentivano realmente tutelate, in quanto mancava una legge ad hoc. La situazione, però, è cambiata.
Una battaglia culturale
Nello scorso luglio, in Italia è entrata in vigore una legge per contrastare il fenomeno del revenge porn, che prevede una reclusione fino a 6 anni e multe da 5mila a 15mila euro, e che riconosce finalmente la necessità di tutelare le vittime di violenza su interne. Allo strumento giuridico fornito dal legislatore, bisogna però affiancare una battaglia di tipo culturale e di sostegno alle vittime di queste violenze, affinché non si sentano mai più sole, affinché non si sentano più “sbagliate” a causa di un mondo sbagliato.
Articolo puntuale, ben articolato e di semplice lettura. Pene più pesanti sarebbero un ottimo deterrente.